IL MIRACOLO DEL QUOTIDIANO
Il 20 giugno scorso, presso la Galleria dei Miracoli, in via del Corso a Roma, è stata
inaugurata la mostra dell’artista Daniela Prezioso Einwaller dal suggestivo titolo: “Dal
Tramonto all’Alba”. Questa straordinariaesposizione viaggerà per tre anni in varie località
italiane, ed è stata concepita, per portare un respiro di pace e serenità, in un mondo
sempre più minacciato e diviso.
È importante contestualizzare la mostra nel tempo che stiamo vivendo; la storia sta dando
segni di disarmante involuzione, assistiamo a logiche di disgregazione, scarto e dominio, si
stanno indebolendo i sentimenti di appartenenza ad una medesima umanità;
La nostra è un’epoca disorientata, abbiamo perso il senso della rotta e la conflittualità
invade tutti i settori della società, dai singoli individui, alle relazioni intra-familiari, fino ad
arrivare al rapporto tra gli Stati. Assistiamo quotidianamente ad una comunicazione
planetaria che si distingue per un bullismo abnorme, raccapricciante, tragico. Quale
antidoto offrire a questa degenerazione relazionale?
La Crisi attuale ci spinge a ripensare la vita e il mondo; in questo senso è un'occasione da
non perdere. Questa è la vera grande sfida del nostro tempo. La sensibilità che emerge
dalle opere di Daniela sembra volerintercettare la domanda di senso, di bellezza e di
felicità che abita il cuore degli uomini.
Per risollevare l'uomo dalla sua desolata condizione esistenziale è certamente necessario
discutere di politica, di economia o ecologia ma è ancora più urgente e indispensabile
rivelare all'uomo la verità su sé stesso,la sacralità e dignità infinita che ogni uomo porta in
sé.
In un mondo che vuole ripartire dall'uomo ma stenta a capire fino in fondo cosa sia
pienamente umano, Daniela ci rivolge un forte invito a risvegliare le potenzialità assopite
dell’anima, ritrovandola perduta innocenza; ci invita ad osservare la natura per capire che
la vita è semplice, che è urgente tornare a dare importanza alle cose piccole, ad ascoltare
le voci che sembranoinutili.
Daniela dipinge la rivoluzione della tenerezza ponendosi obiettivi semplici e ambiziosi.
Dalle sue tele emerge una visione dell'arte intesa come sorgente di speranza nuova in
contrapposizione ad una cultura senza speranza.
La mostra ci invita ad un vero e proprio viaggio interiore dalla quiete del tramonto alle
promesse del nuovo giorno. Non si tratta di negare le crisi ma di trovare anche nel buio i
punti di luce; come diceva Victor Hugo: “Ciò che fa notte dentro, può lasciare in noi le
stelle”. Paradossalmente l'oscurità può aiutarci a trovare la luce.
La notte non rappresenta la fine, ma un cammino verso la luce del giorno, verso lo
splendore e la pienezza della vita. L'alba è il simbolo della rinascita per eccellenza,
immagine di una vita nuova che nasce lì dove sembra concludersi tutto; dove tutto sembra
guastato e irreversibile, lì avviene il miracolo che porta con sé una visione fiduciosa e
ottimistica sul futuro e sulla possibilità di nuovi inizi. La morte, la sofferenza, il non senso
non hanno più l’ultima parola. Non è forsela notizia che tutti stavamo aspettando? “Ciò
che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”, ha scritto Lao Tse.
Mi piace considerare le opere di Daniela, quasi come delle Icone Laiche, perchè Il vero
artista è capace di parlarci del Sacro attraverso il profano, rivelandoci il miracolo del
quotidiano.
Dalla personalità stilistica di Daniela, unica e immediatamente riconoscibile, attraverso i
suoi simboli e i suoi colori, emerge l'aspirazione umana alla pace e alla concordia, ma
anche l'interconnessione tra gli esseri umani e la natura.
Ogni dipinto di Daniela ci rivolge un forte invito alla contemplazione e solo Dio sa quanto
ne abbiamo bisogno! L’esistenza è costantemente esposta al sacro, ma la facoltà di vedere
dell’uomo è drammaticamente in declino. Abbiamo perso lo sguardo contemplativo sul
mondo, lo sguardo capace di vedere l’interdipendenza degli uomini e il loro comune
destino.
Senza la luce divina, l’uomo vede l’universo a immagine del proprio decadimento; Siamo in
grado di decifrare in modo microscopico tutto ciò che esiste, siamo in grado di analizzare
la composizione chimica, di misurare le proprietà energetiche di ogni cosa ma non siamo
più in grado di discernere i nessi che esistono tra le miriadi delle cose create.
Il mondo di fronte alle gravi minacce che incombono sull’avvenire dell’umanità “ha bisogno
della bellezza per non sprofondare nella disperazione” del dubbio e del non senso, si tratta
di salvare l’umano nell’uomo, di salvare il senso stesso della vita umana contro il caos e
l’assurdo.
Compito dell'artista è certamente rivelare lo sporco e il brutto del nostro mondo; vanno
bene le denunce, è un dovere alzare la voce contro iniquità e ingiustizia, senza dimenticare
però che la dignità dell'artista consiste nel suo dovere di tenere vivo il senso di meraviglia
del mondo. Il mondo non perirà per mancanza di meraviglie, ma per incapacità di
meraviglia, di stupore di incanto…Come ha scritto San Nilo: “Non basta gridare contro le
tenebre, bisogna accendere una luce”.
L’arte di Daniela accende una luce preziosa, attraverso dipinti che ci lasciano scorgere
l'enigma della riconciliazione infinita che non viviamo ancora, ma a cui aneliamo dal
profondo del cuore; Dipinti che mentre rivelano le ferite irrisolte, le questioni in sospeso, le
incongruenze e incoerenze della vita, ci fanno percepire l'assenza di bontà, di unità, di
bellezza e di armonia che è nel mondo, che è nel nostro essere, risvegliando quella
nostalgia di felicità, pace e pienezza. L’animo umano è abitato dal desiderio di trascendere
tutti i limiti, la bellezza è fragile custode di questo insopprimibile anelito.
Daniela con la discrezione che la caratterizza, ci rivolge un invito coraggioso, l’invito a
restituire sapore al tempo, l’invito a vivere veramente la nostra vita come un'opera d'arte,
passando da un'esistenza artigianale, fatta di cause ed effetti, alla vita sperimentata come
arte, vissuta come opera ispirata, aperta alla gratuità della grazia.
Grazie Daniela per tanta bellezza, grazie per aver acceso la tua luce!
Francesco Astiaso Garcia
.
La mostra del ciclo omerico dal titolo ILIO, del maestro Pamela Pagano, curata in due fasi dal critico storico dell’arte Licia Oddo, vedrà l’esposizione della prima parte di esso, con il patrocinio della Regione Lazio e dall’assessorato alla cultura di Roma Capitale, è promossa dall’associazione AReA M Aps Arte e Architettura e sostenuta moralmente dall’Accademia Italiana d’Arte e Letteratura, di cui il maestro è membro, dalla Fondazione Effetto Arte e dal Movimento Artistico Re.St.Art4.0 di cui è esponente, con la sponsorizzazione di Sofia Floral Projects, si compone di una serie di opere pittoriche, tutte olio su tela, in stile figurativo nella maggior parte, ed alcuni studi eseguiti a matita conté a Paris su carta, ripercorrendo quel filo sentimentale e poetico che lega Dei ed eroi troiani raccontanti nel poema epico dell’Iliade di Omero, a volte nella drammaticità delle scene. Il progetto espositivo proposto dall’artista e pittrice Pamela Pagano, nasce dalla sua personale ricerca artistica nell’unire la nostra tradizione culturale, che trae origini dalle antiche civiltà greco/romane, con il contemporaneo; passando per i vari stili iconografici che si sono susseguiti nei secoli, arrivando al sentire dei giorni nostri.
Tale ricerca, iniziata molti anni fa, ha trovato la sua realizzazione nel cosi denominato “Ciclo omerico”.
Un lavoro complesso ed elaborato che giaceva nella mente del maestro, finché non ha trovato la fiamma creatrice durante la rilettura dei testi epici ove, nello scorrere dei versi, apparivano davanti ai suoi occhi vere e proprie scene, quasi a visualizzare le opere già compiute. Sin dalla sua nascita, la mitologia greca ha avuto una grande influenza nelle Arti e nella letteratura di tutte le epoche, raccontando le gesta di Dei ed eroi e trovando nei suoi temi e nei suoi significati elementi sempre attuali.
“L’amore per l’arte, la letteratura e la mitologia - spiega Pamela Pagano - ha sempre accompagnato la mia esistenza, sin da bambina, per me è stato naturale sviluppare tutta la mia formazione nelle scuole d’arte e di restauro prima e poi continuare nelle botteghe dei restauratori per approfondire la cura e la trasmissione di creazioni artistiche ed architettoniche. Ho focalizzato il mio operato sulla pittura, dopo varie sperimentazione di forma e di tecnica , mi sono soffermata sull’arte figurativa attraverso l’utilizzo dell’ olio sulla tela, cercando quel punto d’incontro tra tradizione ed innovazione”.
“Da sempre impegnata nel sociale – conclude la Pagano - ho fatto dell’arte un messaggio salvifico e di Amore per tutta l’umanità del nostro tempo, mettendola a disposizione delle istituzioni e della didattica nelle scuole”
La mostra, la prima personale dell’artista, organizzata da Fondazione Mira, presenta al pubblico molti dei lavori dell’illustratrice tra cui anche alcuni inediti.
Dal 4 al 9 giugno, presso la Galleria dei Miracoli a Roma, storico spazio di via del Corso 528, prende vita la mostra “Fate, amori e spiriti”dedicata alle illustrazioni di Isabel Russinova, artista i cui interessi spaziano dal teatro alla drammaturgia, dal cinema alla letteratura, all’arte figurativa ed è di prossima uscita il suo nuovo libro, Virinoj, Angeloj, Leoninoj ( donne, angeli e leonesse) edito da Armando Curcio dove il racconto letterario sarà accompagnato anche da un percorso illustrativo firmato dalla stessa autrice.
La mostra, la prima personale dell’artista, organizzata da Fondazione Mira, presenta al pubblico molti dei lavori dell’illustratrice tra cui anche alcuni inediti. Tra i disegni in mostra ci sono quelli già pubblicati sia in lavori multimediali e filmici che teatrali, come ad esempio la serie “Le D’Annunziane”, le muse della vita di D’Annunzio o “Le Pasoliniane”, le donne che hanno amato il poeta di Casarsa, oppure la serie di illustrazioni che hanno animato il movie-theatre “Le parole di Rabia”, lavoro con protagonista Rabia Balkhy, poetessa persiana medievale, il cui testo, firmato sempre dalla Russinova, ha rappresentato sia come lavoro teatrale che audiovisivo, i sessant’anni di vita di Amnesty Internationl nell’anno del suo anniversario.L’immagine che accompagna la presentazione della mostra e che raffigura il volto enigmatico di una giovane donna è dedicato alla madre dell’autrice, “ ..ho voluto dedicare la mostra a mia madre Zvetana, la mia mamma fata, così l’amavo chiamare, lei mi ha sempre stimolato a leggere, dipingere, scrivere, credere nelle mie potenzialità puntando su studio e conoscenza”.
Dal 24 al 29 luglio in mostra presso la Galleria dei Miracoli.
Gianluca De Grazia
Scrivono di lui
L'artista in arte Gian luk, nasce a Cosenza ma dal 2015 vive e lavora a Roma dove insegna nei Licei del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II . Gianluk ha un suo stile, riconoscibile, moderno e capace, “giocosamente“, di affrontare temi spinosi se non drammatici in cui i temi sociali come il bullismo, la fragilità dell’uomo di fronte al Potere, la natura precaria dell’esistenza umana, sono percepiti anche se celati dalla Sua simbolica fantasia.
Le Sue opere d’arte sono una miniera inesauribile di allegorie.