Di David " Gecio " Giacinti
Arte come specchio di un’epoca critica, tesa e spiritualmente compromessa. L’artista appare testimone di una revisione totale di Miti, Dei, Orizzonti con una mostra che vuole cercare punti fissi ponendo le basi per una riscrittura del reale.”
(Daniele Radini Tedeschi)
La via Crucis di Marcello Vandelli, 14 opere la cui impronta cromatica non conosce certo mediazione ed arriva diritta, come un pugno allo stomaco, è esposta da marzo 2022 nella Chiesa di Santa Maria dei Miracoli, in Piazza del Popolo.
Marcello Vandelli, modenese, è noto per la realizzazione di opere di grandi dimensioni e dal forte impatto cromatico. Di lui i critici sottolineano un linguaggio vicino al mondo dei bambini, capace di comunicare il messaggio a chi osserva in maniera immediata e diretta.
L’esposizione è stata inaugurata il 12 marzo 2022 alla presenza del critico e storico d’arte Daniele Radini Tedeschi.
«Fare un’opera del genere – commenta padre Ceriani – è impegnativo. Stiamo parlando di pannelli di legno larghi settanta centimetri e alti tre metri e venti, che affrontano un tema strano per un artista di oggi.
Per questo mi ha colpito molto l’entusiasmo con cui Marcello Vandelli ha lavorato a quest’opera. Il risultato è una Via Crucis tradizionale, interpretata però secondo la sensibilità di un artista che è tra i più rappresentativi della Pop Art italiana.
In ogni stazione si può individuare uno smartphone, una telecamera, un drone o un oggetto che riprende la scena. La Via Crucis è ridotta a spettacolo, come in realtà disse lo stesso Gesù: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”.
Per noi è prezioso accogliere lo sguardo di un artista nel Santuario, è un modo per riraccontare la Passione di Gesù, con un linguaggio diverso dal nostro».
L’incontro tra Marcello Vandelli e Padre Ercole, decano in pectore della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo a Roma, avviene nell’autunno del 2021 in modo del tutto casuale. Marcello Vandelli entra in Chiesa e rimane colpito da un atteggiamento di noncuranza tenuto da alcuni giovani. Il discorso si amplia ed il parroco manifesta il desiderio che in quella Chiesa, così preziosamente austera, possa entrare il colore. Il deserto, da sempre associato all’isolamento, al raccoglimento, persino ad un senso di vuoto, ospita in circostanze particolari alcuni fiori che, magicamente, del tutto inaspettatamente, accarezzano il suo manto. Il racconto di ciò che era stato, mi fece individuare subito un’analogia che mi portò a pensare che, in Santa Maria dei Miracoli, qualcosa di grandioso sarebbe presto accaduto. L’idea era del parroco, ma il cuore avrebbe riportato la firma di un artista che, con straordinaria generosità, aveva deciso di accettare una sfida complessa eseguendo, in un lasso di tempo relativamente breve, quattordici stazioni raffiguranti il calvario di Cristo. Il progetto, viene sposato da Vandelli con straordinario entusiasmo, quello stesso entusiasmo che solitamente non permette ad un bambino di riconoscere il pericolo, all’artista intrepido di valutarne il rischio, assumendoselo persino, e che vedrà Vandelli cimentarsi nella creazione di un capolavoro senza precedenti, che nel silenzio di una Chiesa posta in pieno centro storico, trasuderà sentimento, impegno e coraggio. In un’imponente e storica Chiesa, dalla struttura prettamente barocca, introdurre quattordici opere che vestissero la sacralità attraverso la componente simbolica, avrebbe potuto rivelarsi alquanto rischioso, ma sarà il simbolo a travolgere, distaccandosi con straordinaria eleganza da quanto avremmo potuto definire previsto o prevedibile, sarà il simbolo ad aver la meglio, riuscendo ad andare oltre ed a convincere. Le quattordici stazioni della Via Crucis, donate a Padre Ercole, rimarranno esposte sino a data da destinarsi, conferendo al contesto un’autenticità che, per la particolarità sopra descritta, non potrà non rivelarsi un’impresa oculata.
Eleonora Tabarelli, curatrice
Antonella Bonaffini, ufficio stampa
Raoul Bendinelli, relazioni esterne
Davide Levratti e Stefano Monari, installazione strutture
Stefano Parmigiani, web and design
Giornata dedicata alla riflessioni sulle guerre e sulla violenza in genere.
è lecito parlare di giustizia quando, per qualsiasi ragione, si uccide?
Marco Manzo a Santa Maria dei Miracoli” è il titolo del percorso di installazioni dell’artista, organizzato da “Il Cigno GG Edizioni”, che sarà allestito nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli (piazza del Popolo) dal 21 marzo al 31 agosto 2024. L’ingresso è gratuito. Si potranno ammirare opere in marmo di Carrara, mani di donne e di uomini che testimoniano la violenza sulle donne (reduci dalla 58’ Esposizione internazionale d’arte, la Biennale di Venezia), più alcune inedite: la scultura in marmo bianco “La Maddalena pacificata”; la “Croce gloriosa dei miracoli”, che sarà acquisita nel patrimonio artistico della stessa chiesa, alta circa 4 metri, realizzata con tecnica e materiali misti; due installazioni che raffigurano due mani, “Le mani della crocifissione”.
«Marco Manzo, tatuatore e scultore contemporaneo – spiega padre Ercole Ceriani, rettore della chiesa di Santa Maria dei Miracoli –, attraverso raffinate realizzazioni indaga i sentimenti umani e in particolare il tema della violenza contro vittime inermi. Nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli in piazza del Popolo, alle sculture di Marco Manzo si accompagnano, in sorprendente e perfetta sintonia, testi biblici. Anche se redatti in tempi antichi e in ambienti culturalmente distanti dal nostro, le citazioni bibliche, come l’opera di Marco Manzo, testimoniano un vissuto che accomuna l’esperienza dell’essere umano di tutti i tempi e luoghi. Nella storia, come nella vita, ci si imbatte in eventi non decifrabili, molte domande rimangono inevase e spesso i conti non tornano: la vittima appare inerme davanti alla prepotenza e il grido di aiuto rimane in perenne attesa di una risposta. Nonostante tutto i testi biblici, come le sculture di Marco Manzo, sono permeati da una ostinata e radicale fiducia in una possibilità di riscatto e di salvezza».
La contemplazione «di mani violente e di mani amorevoli accompagna il nostro percorso, perché ciascuno possa guardare le proprie mani e chiedersi se sono fonte di sofferenza o di consolazione per gli altri, non solo per coloro che amiamo, ma soprattutto per i derelitti della terra che incontriamo sul nostro cammino – dichiara monsignor Giuseppe Lorizio, direttore dell’Ufficio per la Cultura del Vicariato –. E si tratta di una “buona novella”, che si conclude con una donna pacificata ai piedi della croce, che è colei a cui per primo si rivelerà il Risorto, oseremmo dire che è la prima redenta, “Apostola degli apostoli”, fuggiti dal Calvario. Le mani intendono trattenere l’amato Signore, ma egli si sottrae da un vincolo che gli impedirebbe di svolgere la sua missione, compiuta nel momento in cui si è lasciato abbracciare, crocifisso, da Maria di Magdala e l’ha redenta col suo infinito e incondizionato amore. Su questo mistero umano e divino siamo chiamati a riflettere mentre contempliamo le opere di Marco Manzo esposte in una chiesa che richiama il miracolo dell’amore e invita alla conversione umana e cristiana. Anche chi non crede più infatti lasciarsi coinvolgere nel dinamismo di questa umanità che esprime violenza, tenerezza, abbracci e salvazione».
Padre Ercole lei ha fortemente voluto questa installazione nella sua chiesa e sarà celebrata la messa di Pasqua per la prima volta con la croce di Marco Manzo che rimarrà per sempre nel patrimonio artistico della chiesa, ci può spiegare il significato di questa croce e di questa prima messa pasquale con la croce dei miracoli?
Al centro della chiesa di Santa Maria dei Miracoli sta la croce Gloriosa, che si ripete come eco sull’altare, dove rimarrà anche dopo la conclusione dell’istallazione di Marco Manzo. In questa croce il decoro, segno distintivo di Marco Manzo, non è semplicemente inciso o applicato a una superfice, ma si evolve, trasformandosi in struttura, la struttura stessa della croce, che diventa così nella sua eleganza segno di grazia e di abbondanza, albero fiorito che tutto rigenera. Riprendiamo così una antica tradizione che possiamo ammirare nei mosaici dei catini absidali di molte chiese, proprio qui a Roma. Ci sono due tipi di croce: la croce della Passione, che rappresenta il Cristo sofferente e la croce Gloriosa: la Risurrezione rende il gesto d’amore di Cristo gesto salvifico, vincente su ogni forma di male. La croce Gloriosa canta questo gesto.
Ci può dire quali altre opere artistiche sono presenti all’interno della Chiesa?
Proprio a proposito di croci, mi sembra opportuno ricordare qui uno struggente esempio di croce della Passione, conservato nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli, e cioè la croce bronzea di Pericle Fazzini (1913-1987), posta al centro della cappella orientale. Pericle Fazzini è l’autore della grande scultura dell’Aula Nervi che raffigura la Risurrezione.
Padre Ceriani, come è nata l’idea di ospitare le opere di Marco Manzo nella chiesa di Santa Maria dei Miracoli?
Le opere di Marco Manzo mi hanno colpito per il loro carico di umanità. Raccontano storie di tragedia e di dolcezza, storie di sopraffazione e di richiesta di aiuto, di crudeltà e di debolezza, di cinismo e di speranza. Sono le nostre storie, di sempre. Storie in cui Dio, tramite Gesù Cristo, è pienamente entrato e di cui si è fatto carico. Mi è sembrato naturale proporre a Marco Manzo di accompagnarle a testi biblici, che raccontano le stesse storie. Marco Manzo è pienamente entrato in questa visione. I testi sono soprattutto tratti da salmi. A questo immenso patrimonio abbiamo attinto e mi sembra che tutto funzioni molto bene. L’esperienza comune è stata intensa, sotto l’aspetto artistico e umano.
Come ha reagito la comunità religiosa all’allestimento delle opere di un artista contemporaneo all’interno della chiesa?
Qualche piccola resistenza e incertezza è stata alla fine superata dalla bellezza delle opere, che parlano un linguaggio universale che raggiunge il cuore di tutti.
Qual è il messaggio che sperate che i visitatori possano cogliere da questa mostra?
Che tutti si sentano coinvolti, raggiunti nelle lore esperienze di vita. Che nessuno si senta escluso. E che soprattutto capiscano e si lascino coinvolgere nella vicenda stessa di un Dio che tramite Gesù Cristo è entrato nelle nostre vite non per condannarle ma per redimerle.
Qual è stata la risposta della chiesa e delle istituzioni ecclesiastiche a questa iniziativa?
Il progetto è stato accolto con prontezza presso gli Uffici del Vicariato di Roma e sostenuto con convinzione. Anche la Soprintendenza ha subito concesso la necessaria autorizzazione. Il cammino è stato lungo, ma non ho trovato difficoltà, anzi sostegno.
Cosa auspicate che questa mostra possa lasciare come eredità per la comunità e per le future generazioni?
Sotto la grande croce posta al centro della chiesa è posta una scultura dolcissima (opera di Manzo) che noi abbiamo voluto chiamare “La Maddalena pacificata”. Nella storia dell’arte, Maddalena è sempre raffigurata piangente, sotto la croce come fuori dal sepolcro sigillato di Cristo. E in questa condizione la incontra anche il Risorto, che la chiama per nome. Possiamo pensare che le sue lacrime siano cambiate in lacrime di gioia e che il suo spirito abbia finalmente trovato pace. Rappresentarla così, sotto la croce trasfigurata in albero di salvezza, mi auguro possa essere messaggio di speranza per tutti coloro che vivono esperienze di esclusione o di dolore. Marco Manzo mi ripete la sua gioia (sua e dei “suoi”, come dice lui) per essere stato “accolto” dalla chiesa. In realtà la Chiesa non ha mai escluso nessuno. Ci possono essere stati, e permangono, dei malintesi, che si sciolgono come neve al sole sotto la croce di Cristo.
Giubileo del 2025. Itinerari tra le chiese romane, alla scoperta dell’arte e dell’architettura contemporanee
Per il Giubileo del 2025 si attendono a Roma 35 milioni di visitatori. Questo significa che in quei mesi la popolazione della Città raddoppierà. Queste persone visiteranno il Vaticano, le Basiliche, il centro storico. Eppure esistono altre “Rome”, meno note ma non meno importanti: per esempio quella delle chiese “moderne”, realizzate spesso su progetti di grande qualità architettonica. E la Roma dell’arte contemporanea, che si sta già confrontando con i temi religiosi. Si vuole provare a immaginare quindi una via giubilare sull’evoluzione dello spazio sacro, e più in generale sulla contemporaneità.
L’Istituto Nazionale di Architettura del Lazio e il Vicariato di Roma, Ufficio per la Cultura, presentano lunedì 8 luglio questo nuovo grande progetto alle h 17,30 presso la Galleria di Miracoli, in via del Corso 528, Roma (pertinenza della chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo).
Il programma
Saluti di:
Ercole Ceriani, Rettore della Chiesa di Santa Maria dei Miracoli in Piazza del Popolo
Marco Vivio, Presidente IN/ARCH Lazio
Introduzione di:
Umberto Vattani, Ambasciatore, Presidente Venice International University “Il contemporaneo nel Giubileo“
Interventi di:
Giuseppe Lorizio, Teologo
Andrea Mazzoli, Consiglio dirtetivo IN/Arch Lazio
Marco Petreschi, Progettista, già Ordinario in Progettazione architettonica, Univeristà Sapienza
Valentina Piscitelli, Segretario, Biennale dello Spazio pubblico
Giuseppe Pullara, Giornalista